martedì 14 dicembre 2010

La società è alla ricerca di un centinaio di nuove location per produrre elettricità e calore. E di fonti di materia prima

La società è alla ricerca di un centinaio di nuove location per produrre elettricità e calore. E di fonti di materia prima

Non ci sono solo il sole e il vento. L' Italia deve ancora scoprire il business delle biomasse. E per Michelangelo Marinelli, alla guida di Fonsicar Energy (un fondo internazionale con sede a Madeira, base operativa in Lombardia di proprietà al 100% di un private equity lussemburghese specializzato in energie rinnovabili), è proprio il mercato italiano a offrire le maggiori opportunità in questo segmento dell' energia verde. «Il nostro Paese ha un sistema tariffario premiante che privilegia la microgenerazione sotto 1 megawatt, soprattutto se si utilizzano biomasse agricole prodotte nell' Unione europea», spiega Marinelli. «In pratica, si arriva a benefici di 30 centesimi di euro per kilowattora prodotto, pari a 300 euro per megawatt, quando nel mercato all' ingrosso la norma è di 7 centesimi per kilowattora. Un guadagno moltiplicato per quattro». «Altri fattori, come l' aspetto geopolitico che spinge il Paese a smarcarsi dalla forte dipendenza dalle importazioni di energia dall' estero, rendono l' Italia attraente per gli investitori», continua Marinelli. «Oggi l' Italia è il secondo Paese tra quelli industrializzati per importazione di energia e, una volta superato il blocco nucleare, può puntare su un mix di varie fonti rinnovabili e fossili», secondo Marinelli. Fonsicar ha all' attivo impianti per un totale di oltre 100 mW di potenza nella produzione di energia da biomasse vegetali con particolare riferimento al cippato di legno, ai pellets e all' olio vegetale. E opera anche nel settore dell' energia eolica, in Germania e Grecia. «In Italia verso questo segmento abbiamo un atteggiamento più tiepido», nota Marinelli. Numerosi, invece, i progetti italiani legati alle biomasse. Quelli per la microgenerazione utilizzano biomasse liquide vegetali di produzione intracomunitaria e in questo ambito il fondo guidato da Marinelli è alla ricerca di un centinaio di nuove location per coprire altrettanti megawatt. Per gli impianti più grandi, Fonsicar ha usato finora biomasse vegetali importate dall' Estremo Oriente, ma in prospettiva potrebbe migrare verso prodotti locali. Anche qui l' idea è di «crescere in numero e potenza». Attraverso la controllata al 50% Laborex (che a sua volta possiede al 50% la Ceg, specializzata in produzione di oli vegetali), prevede la realizzazione di 40 megawatt in aggiunta ai 20 già installati, negli impianti di Guarcino (Lazio, in costruzione), Occimiano (Piemonte, operativo), Chivasso (Piemonte, autorizzato), Postiglione (Campania, in costruzione). «La nostra logica di investimento guarda anche ai macrobenefici del progetto», precisa Marinelli. «Nella scelta del sito è importante la possibilità di riutilizzare il calore, prodotto in quantità rilevanti dagli impianti, che può essere ceduto a un' area industriale o a una comunità». Inoltre, «si tratta di investimenti con importanti ricadute sull' indotto in termini di riconversione industriale da settori non più competitivi verso altri con maggiori opportunità». Un modo intelligente, insomma, per superare la crisi e ripartire.

http://michelangelomarinelli.wordpress.com/2010/12/02/e-adesso-sotto-con-le-biomasse/

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